Marco Scarponi alla Secondaria
«Correte in bici ed inseguite un sogno, perché a volte si realizza». Con questo incoraggiamento in video dello scomparso Michele, l’”Aquila di Filottrano”, si è concluso il doppio appuntamento mattutino con il fratello Marco per i ragazzi delle otto classi di prima e seconda media tenuto nell’atrio dell’Ic Padre Tacchi Venturi. Un messaggio stimolante nel corso di una giornata sui generis per i ragazzi della Secondaria di Primo grado di San Severino, introdotta dalla vice preside Sandra De Felice e dagli esponenti dell’associazione Bike Zone, il presidente Valerio Vissani ed Emanuele Rocci, che non è mai scaduta nella banalità o nella noia in quanto pregna di riferimenti al mondo che i giovani sentono vicino. Quello del ragazzo che ha lavorato duro per diventare il campione che fin dagli albori della carriera, con il successo «nella prima gara a cui prese parte, a Tolentino, ribadito a distanza di qualche anno dalla maglia tricolore nel Campionato italiano Juniores», si poteva intuire, ma nel costante rispetto delle regole e, soprattutto, senza mai perdere il senso spiccato dell’umanità che Michele coltivava nel suo essere profondo. Amplificato da quella fuga al Giro d’Italia del 2016 che lo avrebbe condotto alla vittoria di tappa a cui rinunciò per dovere di “gregario” nei confronti di Vincenzo Nibali il quale, proprio grazie a Scarponi, terminò il Giro in maglia rosa. «Quando, quel 22 aprile 2017, Michele morì, urtato da un furgone – ha sottolineato il fratello Marco – si creò nella nostra famiglia un buco che cerchiamo di superare spendendoci in tanti incontri come questo, da parte della Fondazione Michele Scarponi che abbiamo creato, con amici come i settempedani della Bike Zone che ci supportano oggi, in cui ricordiamo quanto sia importante, soprattutto a tutela delle fasce deboli, rispettare le regole per evitare i 2.500 morti ed i circa 17.000 feriti gravi sulle strade italiane dell’ultimo anno per disattenzioni, errori, uso di alcol e droghe ed eccesso di velocità al volante. Affinché mettere un piede a terra, come fece Michele per aspettare il suo capitano Nibali, non sia un gesto di debolezza ma di condivisione e rispetto».
Pubblicato il 24-10-2019